Ore 14.02 – In un comunicato diffuso ieri, la Presidenza della Repubblica del Messico afferma che «l’attività ereditata che ha beneficiato gli investimenti privati esteri è finita», poiché con la convalida della Corte Suprema di Giustizia della Nazione (SCJN) alla legge sull’industria elettrica (LIE) verrà avviata la revoca anticipata dei permessi di autoproduzione e di produzione autonoma o, se del caso, la loro rinegoziazione.
In sessione plenaria, giovedì scorso la SCJN non ha raggiunto la maggioranza qualificata di 8 voti per dichiarare incostituzionale la LIE che, quindi, rimarrà in vigore.
Il documento —pubblicato sul sito ufficiale del governo del Paese latinoamericano— dichiara che esistono 234 contratti di autofornitura, di cui 110 sono illegali e coinvolgono 77mila partner-clienti, tra i quali si compra e si vende energia elettrica.
Il testo prevede che i permessi di autofornitura irregolari saranno riesaminati o revocati e i contratti autonomi di produzione di energia elettrica saranno rescissi o rinegoziati. In quest’ultimo caso, si precisa, gli impianti percepiscono pagamenti del 100 per cento dell’energia elettrica dalla Commissione Federale per l’Energia Elettrica (CFE), anche quando questa non viene consegnata.
«Come si può vedere, l’attività ereditata [dal governo precedente, ndr] dove gli investimenti privati esteri hanno ottenuto benefici sta finendo». Tra le società che si dice operino nell’ambito di questi schemi viene citata l’italiana Enel, insieme a Iberdrola, Naturgy, Mitsui, Saavi e altre.