Ore 20.28 – Nasce il marchio Ospitalità italiana per le pizzerie italiane nel mondo. «L’iniziativa, promossa da Unioncamere con il supporto tecnico-scientifico dell’Istituto nazionale di ricerche turistiche (Isnart)» —si legge in una nota— «mira a identificare e valorizzare le strutture che fanno della qualità, della distintività italiana e del binomio destinazione-prodotto turistico, gli elementi centrali della propria offerta».
«Nel periodo prepandemia» —prosegue il testo— «il settore contava 150 mila addetti in Italia, per un giro d’affari di 15 miliardi di euro e secondo gli ultimi dati disponibili i ristoranti e le pizzerie gestite da italiani all’estero sono 72 mila e incassano oltre 27 miliardi di euro all’anno. Dall’Italia, dove ha avuto origine, la passione per la pizza si è diffusa in ogni angolo del pianeta. Gli statunitensi sono i maggiori consumatori con 13 chili a testa all’anno mentre, in Europa, gli italiani guidano la classifica con 7,6 chili. Al secondo posto gli spagnoli, al terzo, a parimerito, francesi e tedeschi».
«In questo scenario così complesso e con una diffusione così ampia nel consumo di pizza, il marchio Ospitalità italiana nel mondo per le pizzerie italiane diventa uno dei più importanti provvedimenti istituzionali per la difesa dai numerosi tentativi di plagio di questo simbolo della tradizione del Bel Paese, oltre che per la tutela delle caratteristiche tradizionali del suo processo produttivo e della primarietà degli ingredienti».
Il disciplinare per le pizzerie italiane nel mondo consente di prendere in considerazione ogni tipicità di pizza caratteristica delle diverse regioni dello Stivale (tra cui la pizza napoletana, la pizza romana, ecc.) e si compone di dieci regole che comprendono la professionalità dei pizzaioli, il servizio, i prodotti utilizzati, offerti nel menù e nella carta delle bevande, la presenza di alcune tipologie di ricette e l’utilizzo della lingua italiana per alcuni passaggi specifici che interessano la comunicazione.
Proprio su quest’ultimo aspetto è focalizzata l’iniziativa, con strumenti studiati ad hoc per le imprese che superano il percorso Ospitalità Italiana, sia “tangibili”, come attestati e targhe, sia “virtuali”, come quelli nel social kit appositamente creato a corredo della promozione digitale.
«Ottenere il marchio Ospitalità italiana» —si legge ancora— «è un modo per preservare e promuovere, attraverso la cultura agroalimentare di qualità, il sistema produttivo italiano e la capacità dell’Italia di mantenere viva l’attenzione dei suoi estimatori, ispirandone anche nuovi, ma è anche una opportunità per tutti quegli imprenditori che vogliono entrare a far parte di una rete riconosciuta a livello internazionale che conta più di 2.200 imprese tra ristoranti e gelaterie made in Italy, in 60 Paesi del mondo e in 456 grandi città. Una rete nata nel 2009 e che si amplia anno dopo anno, grazie alla collaborazione delle Camere di commercio italiane all’estero, con nuove imprese e nuovi disciplinari per certificare e promuovere le attività che più rappresentano la gastronomia, ma anche la cultura e la storia dell’Italia».
«La Camera di Commercio Italiana in Messico parteciperà a questa iniziativa e comincerà la promozione della nuova certificazione questa settimana», hanno detto oggi a Puntodincontro il vicedirettore Francesco Careri e Claudia Terova, responsabile dell’area formativa e di internazionalizzazione.