Ore 02.01 – Sabato 21 maggio 2022 alle 12:30 sarà inaugurata all’Istituto Italiano di Cultura di Città del Messico (IIC) l’esposizione Breve historia de mostrar y ser mostrado, dell’artista Francesco Pedraglio.
«La mostra» —ha detto a Puntodincontro Gianni Vinciguerra, direttore dell’IIC— «è la prima di una serie di eventi che stiamo organizzando con le curatrici Nina Fiocco e Martina Sabbadini dedicati all’arte contemporanea, coivolgendo sia artisti italiani residenti in Messico, sia artisti italiani che verranno in residenza».
Autore di sculture parlanti ed esecuzioni artistiche silenziose, Francesco Pedraglio usa la scrittura e le arti performative per costruire situazioni che invertono il rapporto tra il narratore e il lettore, tra l’attore e il pubblico, tra la realtà e la finzione.
Concepita appositamente per gli spazi dell’Istituto Italiano di Cultura, la mostra Breve historia de mostrar y ser mostrado si snoda come un viaggio in cui le opere entrano in risonanza con l’architettura. La sceneggiatura che dà il titolo alla mostra segna il senso della visita e l’edificio diventa palcoscenico e le opere scenografia, mentre il pubblico si trasforma in attore.
Il percorso inizia con un’azione mentale. Un piccolo ritratto di un potenziale spettatore, o dello stesso artista, si affaccia sulla sala espositiva abitata da un’installazione di dipinti: fanno da sfondo a una performance silenziosa.
Piccoli modelli in bronzo ci invitano a rimanere nel chiostro dell’istituto e ad ascoltare le loro storie. Basta comporre il numero di telefono inciso sulla superficie di ogni scultura per ascoltare il racconto di ciò che accade all’interno di quello spazio ideale.
La visita alla mostra diventa così, a poco a poco, una sorta di labirinto di specchi o di caccia al tesoro: le opere esposte sono chiavi di accesso a luoghi nascosti e situazioni sospese tra realtà e immaginazione.
Nell’auditorium che ci conduce al giardino troviamo un ritratto che l’artista fa del suo alter ego personificato da lui stesso nel video Portrait of I (blu). È un viaggio contemplativo attraverso una foresta popolata da oggetti animati. All’esterno troviamo una colonna di legno che è stata assemblata durante la performance di apertura della mostra, come parte del copione recitato dall’artista.
La visita si conclude con un viaggio nel tempo suggerito da una serie di opere appese agli alberi del giardino. Si tratta di riproduzioni di vecchi graffiti su legno di avocado. Attraverso questa ripetizione gestuale l’artista annulla il divario temporale e spaziale tra la linea originale e la sua copia.
Nato a Como nel 1981, Francesco Pedraglio vive e lavora a Città del Messico.
Le sue opere e performance sono state presentate a: Laguna, Città del Messico (2022); Galerie Nordenhake, Città del Messico (2022); Galerie Martin Janda, Vienna (2021); MACRO, Roma (2020); GAMEC, Bergamo (2020); Galleria Norma Mangione, Torino (2019); Kettle’s Yard, Cambridge (2018); Museo Leonora Carrington, San Luis Potosí (2018); Casa Tomada, Città del Messico (2018); Kunstverein München, Monaco di Baviera (2017); PAKT, Amsterdam (2017); CRAC Alsazia, Altkirch (2017); Sheffield Fringe, Sheffield (2016); Parallel Oaxaca, Oaxaca (2015); Kunsthalle Wien, Vienna (2015). Nel 2007 Pedraglio ha fondato lo spazio artistico londinese FormContent e, insieme a Tania Pérez Córdova, dirige la casa editrice Juan de la Cosa.