Il Messico alla 23ª Esposizione Internazionale di Triennale Milano

Il Messico alla 23ª Esposizione Internazionale di Triennale Milano

05:41 hrs. – Il ministero degli Affari Esteri e il ministero della Cultura del Governo del Messico hanno annunciato che questo Paese dell’America Latina sarà presente alla 23ª Esposizione Internazionale di Triennale Milano attraverso la mostra “Ensayo de Flora Onírica” dell’artista Daniel Godínez Nivón.

L’evento —che nel 2023 festeggerà i cento anni della sua fondazione e che quest’anno si svolgerà dal 15 luglio all’11 dicembre— è uno degli appuntamenti più importanti dedicati al design e all’architettura in campo internazionale ed è promosso da Triennale in collaborazione con il Bureau International des Expositions (BIE) e il Ministero italiano degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale. 

La proposta artistica di Godínez Nivón consiste in un paesaggio di fiori e piante scoperti da un gruppo di bambine e adolescenti nei loro sogni a seguito del workshop “Propedéutico Onírico”, realizzato dall’artista nel 2015 a Città del Messico su invito della curatrice Jessica Berlanga Taylor.

«Sulla base della conoscenza tradizionale delle levatrici di una comunità indigena Triqui a San Juan Copala, nello Stato di Oaxaca» —spiega una nota— «Godínez Nivón ha tenuto sessioni di lavoro collettive in cui è stata esplorata la possibilità di condividere i sogni. A seguito di queste sedute, le partecipanti hanno iniziato a sognare la flora che fa parte di questo progetto e che, grazie alla collaborazione con un gruppo di ricercatori, ha preso vita attraverso la modellazione 3D e l’animazione che sarà esposta a Milano».

Puntodincontro, tramite il Consolato Generale del Messico nel capoluogo lombardo, ha contattato l’artista per rivolgergli alcune domande.

Potrebbe fornirci maggiori dettagli sul processo descritto nella nota? Quali sono le conoscenze tradizionali delle levatrici? Come sono state realizzate le sessioni di condivisione dei sogni tra le ragazze? Come sono nati i sogni condivisi sulla flora? Come sono intervenuti i ricercatori per modellarli e animarli in 3D?

In Messico, alcune culture riconoscono la saggezza nelle persone capaci di sognare. Nella grande diversità culturale del mio Paese, quando si parla di sogni si parla di lavoro collettivo, una pratica che guida la vita e una capacità di relazionarsi con il tempo al di là del mondo materiale. È una resistenza profonda, radice di un tempo che ci precede.

In molte comunità indigene del Messico esiste un rapporto diretto tra le persone che curano e i sogni. Ad esempio, per i Triquis di San Juan Copala, nello Stato di Oaxaca, fin da giovani, le future ostetriche sanno che si dedicheranno a questa attività perché la sognano, perché in quella realtà iniziano a sperimentare, per la prima volta, la conoscenza della guarigione.

L’uso dei sogni come spazio di apprendimento e generazione di conoscenza è stato il punto di partenza del Propedéutico Onírico, realizzato con 12 ragazze residenti nella Casa Hogar Yolia della zona sud di Città del Messico, con le quali per due anni ci siamo incontrati una volta alla settimana a meditare, disegnare e scrivere poesie, oltre a cercare di incontrarci in sogni collettivi ogni mercoledì alle 3 di notte. Dopo mesi di lavoro a Yolia, sono cominciate ad apparire piante nei nostri sogni, che abbiamo conosciuto ed abbiamo iniziato a coltivare e identificare con l’aiuto di insegnanti ospiti, tra cui agronomi, biologi e artisti. Con il progredire del processo, le piante dei sogni sono diventate strane e non sapevamo più a che specie appartenessero. Ho deciso di disegnarle e portarle da esperti biologi e botanici per ottenere i loro consigli e cercare di identificarle.

Ho chiamato questo processo Saggio di Flora Onirica, la seconda fase della ricerca emersa dal corso Propedéutico Onírico, basata sulle piante che le ragazze della Casa Hogar Yolia sognavano. Dai disegni delle piante sognate ho iniziato uno studio della flora in collaborazione con botanici e illustratori scientifici dell’Università Nazionale Autonoma del Messico. In questo periodo si è cercato di effettuare un’analisi rigorosa basata sui metodi della filogenesi e della botanica. Nelle nostre discussioni di lavoro abbiamo considerato la possibilità di effettuare una sorta di ingegneria inversa, partendo dalle caratteristiche di ogni esemplare per dedurre la temperatura, la gravità e il vento necessari in sogno affinché queste piante potessero esistere.

Che strada si segue per coinvolgere nell’arte i processi di partecipazione sociale legati alla conoscenza, all’educazione e alle tradizioni collettive?

L’arte è uno strumento che partecipa alla generazione della conoscenza, ha la capacità di ampliare la nostra percezione e innescare processi immaginativi che modificano la vita quotidiana. Qualcosa di molto simile si verifica con l’istruzione nei suoi diversi contesti, così come con le pratiche ancestrali delle attività collaborative come il tequio, un sistema di lavoro comunitario. Mi interessa una pratica artistica che si nutra di forme di collettività e di posizionamento etico che allarghi i modi di fare e creare basati sul bene comune.

Saggio di Flora Onírica ​​mira ad esporre l’esistenza di un mistero o a spiegarlo?

Saggio di Flora Onírica è un invito a immaginare la ricchezza del nostro mondo interiore e la sua risonanza collettiva. È possibile considerare la coscienza come un ecosistema, con clima, atmosfera e una comunità biologica che modella l’ambiente? Come sarà la fotosintesi delle piante dei sogni? Come si comporta il vento nel territorio dell’immaginazione? Qualcuna delle piante apparse può essere medicinale? In tal caso, potrebbero alleviare i mali che le piante su questo piano di realtà non guariscono, come ad esempio la nostalgia? Queste sono alcune delle domande emerse durante lo sviluppo del progetto.

La Triennale si pone come obiettivo, sin dalla sua nascita, lo stimolo dell’interazione tra industria, mondo produttivo e le arti applicate. Come si inserisce Saggio di flora onirica in questo contesto?

La missione della Triennale di Milano, come istituzione culturale, è quella di trasmettere le complessità del mondo contemporaneo attraverso diverse espressioni creative: design, architettura, arti visive, scenografiche e performative. Il suo obiettivo è trovare modi di pensare più innovativi, riunendo esperienze di culture e lingue diverse nello stesso tempo e nello stesso spazio. Una delle ricchezze di questo incontro internazionale è il dialogo che si genera tra diverse prospettive e realtà, che funge da ispirazione per generare progetti dalle arti verso la produzione delle industrie creative.

In questa 23ª Esposizione Internazionale, intitolata Unknown Unknowns. An introduction to Mysteries, l’invito è stato a riflettere su ciò che ancora «non sappiamo di non sapere» in diversi argomenti. In questo senso, “Saggio di flora onirica” si basa su metodologie di apprendimento collettivo, nonché su forme di insegnamento attraverso i sogni, provenienti dalle popolazioni indigene del Messico, per esplorare un ambiente quotidiano della vita umana in cui è possibile esercitare l’immaginazione in ricerca di nuovi mondi possibili.

Questo pezzo è una testimonianza del potenziale creativo dei sogni e della loro capacità di costruire collettivamente realtà. I sogni, basati sull’uso che le comunità indigene ne fanno e sul modo in cui li interpreto, non solo sono trattati per il loro potenziale, ma sono anche considerati pratiche socio-culturali idonee come forme di conoscenza e pensiero critico in molti contesti.

Questo lavoro cerca di dare una suggestione verso futuri più sensibili, anche utopici, in cui l’interiorità umana è un punto di partenza importante per la costruzione sociale del senso.

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Daniel Godínez Nivón (Città del Messico, 1985) da 13 anni lavora con diverse metodologie per la produzione e organizzazione della conoscenza, in particolare con il tequio, una forma di lavoro collettivo nelle comunità indigene del Messico, principalmente nello Stato di Oaxaca. Le sue opere sono state presentate collettivamente al Museo Universitario de Arte Contemporáneo, al Museo Tamayo (entrambi in Messico), al VanAbbe Museum nei Paesi Bassi e al Center for Contemporary Arts – CCA di Glasgow, in Scozia. Attualmente è membro del Sistema Nacional de Creadores del Arte e artista residente presso la Jan Van Eyck Academie di Maastricht, nei Paesi Bassi.

Alla 23ª Esposizione Internazionale di Triennale Milano, su invito della curatrice Ersilia Vaudo, sarà presente anche l’artista messicano Bosco Sodi.

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