Ore 13.38 – Importante passo in avanti in una nuova frontiera della lotta contro il cancro. Uno studio italiano ha scoperto che sarebbe possibile indurre una risposta immunitaria contro il tumore e migliorare l’efficacia dei farmaci immunoterapici, utilizzando un vaccino che sfrutta un virus per istruire il sistema immunitario a riconoscere le cellule tumorali. Il risultato si deve ai ricercatori del laboratorio Armenise-Harvard di immunoregolazione dell’Istituto Italiano per la Medicina Genomica con sede presso l’Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico di Candiolo (Torino), che hanno anche svelato il meccanismo di azione che determina l’efficacia del vaccino.
La scoperta, realizzata in collaborazione con la biotech svizzero/italiana Nouscom, è stata pubblicata sulle pagine della rivista specializzata Science Translational Medicine. Oltre a essere stato studiato in laboratorio, il vaccino è stato oggetto di un primo studio clinico su 12 pazienti con un sottotipo di tumore del colon in fase metastatica. Nella sperimentazione il vaccino si è mostrato efficace, in associazione a un farmaco immunoterapico. «Considerato che la tecnica per realizzare questi vaccini è decisamente collaudata e che i dati ottenuti nella prima sperimentazione clinica sono molto promettenti, si prospetta la concreta possibilità di creare nuovi vaccini efficaci contro molti altri tipi di cancro», ha commentato Luigia Pace, direttrice del laboratorio di immunoregolazione Armenise-Harvard.
«La chiave speciale ed unica in grado di far ripartire il motore dell’auto, che in questo caso è il sistema immunitario del singolo paziente: senza quella chiave il motore-sistema immunitario non riparte, e non è capace di attaccare il nemico rappresentato dalle cellule del tumore». Così Luigia Pace ha spiegato in che modo agisce il nuovo vaccino terapeutico anticancro. Il vaccino, ha aggiunto, «usa un adenovirus di gorilla reso innocuo e viene utilizzato insieme ad un farmaco immunoterapico. L’azione è duplice: da un lato il farmaco immunoterapico elimina la proteina Pd1 che fa da freno e impedisce al sistema immunitario di attivarsi; dall’altro il vaccino, attraverso l’adenovirus, trasporta le molecole mutate del tumore di un determinato paziente. In questo modo il sistema immunitario può attivarsi contro quelle particolari molecole mutate riconoscendole ed uccidendole. È quindi anche un vaccino personalizzato, perché parte dalle mutazione del particolare tumore di un paziente. In questo senso è la chiave unica che permette di far ripartire il motore». Ma non solo. «Questo vaccino» —ha aggiunto Pace— «genera anche una memoria nel sistema immunitario che, dunque, impedirà il formarsi di metastasi perché continuerà a riconoscere e uccidere quelle cellule tumorali anche a distanza di tempo. In tal modo si tratta anche di un vaccino preventivo contro le recidive».