Ore 07.09 – «Alle cinque e mezzo del mattino di ieri ci siamo trovati a fare i bagagli in fretta per andarcene prima che il padrone di casa ci scoprisse, dopo aver deciso di traslocare senza pagare i 250 pesos che ci aveva richiesto».
Una somma che Edward Weston riteneva un’estorsione, motivo per il quale «valeva la pena correre il rischio» della precipitosa fuga insieme a Tina Modotti verso la nuova abitazione situata in calle Veracruz 42, come racconta il fotografo statunitense nel suo diario il 16 maggio 1924.
Ed è proprio quest’ultimo immobile nel quartiere Condesa della capitale messicana l’unico rimasto dei vari siti abitati dalla Modotti in terra azteca, dove giunse 100 anni fa.
La coppia lo chiamava “La nave”, per via della sua forma triangolare con una punta acuminata dove lo studio era la prora, come si descrive nel libro The daybooks of Edward Weston, a cura di Nancy Newhall.
Sulla terrazza di questa palazzina Weston scattò la famosa fotografia di Tina sdraiata sul pavimento, immagine che il proprietario del fabbricato, il gallerista Andrés Siegel, esibì nello stesso luogo in una riproduzione di 6 metri per 4,5 il 16 agosto 1996 in occasione del centenario della nascita della fotografa udinese.
L’ambasciatore d’Italia, Luigi De Chiara, ha svelato ieri pomeriggio su una delle pareti della casa una targa allusiva al 100º anniversario dell’arrivo di Tina in Messico nel 1922. Fu in questa nazione latinoamericana dove l’artista friulana svolse la maggior parte del suo lavoro fino al 1930, quando fu espulsa dal Paese per una presunta partecipazione a un complotto per assassinare l’allora presidente Pascual Ortiz Rubio.
«Visse qui la celebre fotografa italiana Tina Modotti. Nel primo centenario del suo arrivo in Messico, Paese che fu per lei ispirazione e rifugio, l’Ambasciata d’Italia rende onore al suo legato con questa targa», si legge nell’iscrizione.