Ore 11.13 – Un istante può correre veloce o lento secondo la prospettiva di chi lo vive o, nel caso di Pietro Ruffo, secondo il modo in cui viene trasformato dalla sua visione artistica, incarnata nella mostra Il giardino degli ultimi giorni al Museo delle Arti dell’Università di Guadalajara.
Ruffo (Roma, 1978) —tra i più apprezzati giovani artisti italiani— ha studiato architettura all’Università di Roma prima di intraprendere un periodo di ricerca presso l’Accademia Italiana di Studi Avanzati dell’università di Columbia a New York nel 2010.
La sua arte è essenzialmente legata agli elementi fondamentali della sua formazione architettonica: il progetto, il disegno su carta. Le sue opere si liberano senza forzare la dimensione teorica e trovano sintesi in straordinarie composizioni figurative, realizzate con ritagli di carta e spilli, ceramica, piastrelle o pittura, articolate in sovrapposizioni di paesaggi naturali e forme umane, carte geografiche e costellazioni, geometrie e tracce di scrittura. Il risultato è un lavoro stratificato, con molteplici interpretazioni visive e semantiche che indagano i grandi temi della storia universale, in particolare la libertà e la dignità individuale, costantemente minacciate dalla continua omogenizzazione della società contemporanea.
La proposta presentata a Guadalajara si articola in due sezioni, ognuna con temi universali di grande interesse, come l’ambiente e i rifugiati, sotto la curatela di Marisa Caichiolo, in collaborazione con LA Art Show e l’Istituto Italiano di Cultura (IIC) di Città del Messico.
«La mostra» —ha spiegato Caichiolo— «è stata concepita dal punto di vista curatoriale come una raccolta tra due diversi progetti, esplorando temi come la natura, la storia e la politica attraverso l’uso dei tessuti e, in questo caso, il video El jardín planetario, realizzato in collaborazione con Noruwei. L’esposizione è stata presentata per la prima volta a DIVERSEartLA, a Los Angeles, piattaforma che ho il piacere di dirigere e curare dal 2014».
Il legame tra il passato e il presente, così come l’influenza della storia e della cultura sulla comprensione del mondo, fanno parte di ciò che il creatore esplora nel suo lavoro, che include disegni meticolosi e dettagliati. Allo stesso tempo, con elementi simbolici, invita a riflettere sul rapporto con il tempo e con il pianeta, concepito come un nostro giardino.
«Nel complesso, Il giardino degli ultimi giorni è uno spettacolo affascinante che combina l’abilità artistica di Ruffo con il suo profondo interesse per la storia, la politica e la natura. La mostra è un invito a esplorare la nostra relazione con l’ambiente e a riflettere sul nostro ruolo nella storia», ha concluso Caichiolo.
L’installazione si potrà visitare fino al 1° ottobre, e a partire da quel momento sarà riprodotta nella sede dell’IIC di Città del Messico.
Foto: Andrea Báez e José de Jesús Olivares Zepeda