Un regista italiano vince in Messico il premio Ariel al miglior documentario

Un regista italiano vince in Messico il premio Ariel al miglior documentario / Foto: Carlos Olivares

Ore 10.44 – Il regista, sceneggiatore e produttore italiano Helmut Dosantos ha ricevuto sabato scorso a Guadalajara il premio Ariel al miglior lungometraggio documentario per Dioses de México, pareggiando, in un evento insolito, con Teorema de tiempo di Andrés Kaiser (entrambi nella foto principale di questo articolo, scattata da Carlos Olivares).

L’Ariel, creato nel 1946, è un riconoscimento assegnato ogni anno dall’Accademia messicana delle arti e delle scienze cinematografiche (AMACC) ai professionisti di questo settore, tra cui registi, interpreti, artisti, tecnici e produttori.

«L’idea del film è sorta una decina abbondante di anni fa» —ha detto Dosantos a Puntodincontro— «quando io mi ero già trasferito in Messico e stavo facendo uno scouting per un altro progetto, sempre in zone rurali del Paese, specificamente nella Mixteca Poblana e negli Stati di Coahuila e Chihuahua».

«Proprio nella Mixteca» —ha aggiunto— «facemmo il primo ritratto in bianco e nero che viene poi riprodotto in uno dei capitoli del documentario. C’era questo signore anziano con accanto il suo cane in una zona nebbiosa, un’immagine molto evocativa, e da lì ho cominciato a pensare. Il concetto originale era quello di fare un mediometraggio dello stile di una produzione diretta Sergei Loznitsa che si chiama Portrait, realizzata nel 2002 in un villaggio in inverno. Io avevo già viaggiato per il Messico e mi ero reso conto che c’erano ancora diverse realtà molto vive legate alle popolazioni antiche del Paese, che continuano a cercare di preservare il più possibile la propria cultura. Fu facile rendersi conto che esisteva una stretta comunione tra il lavoro fisico dell’uomo e l’ambiente naturale che lo circonda».

Dioses de México espone il volto rurale del Paese latinoamericano in modo commovente e di grande impatto. La fotografia si unisce ad una narrazione silenziosa, raccontando la storia degli angoli più dimenticati del territorio. Il risultato finale trasmette emozioni palpabili agli spettatori, che si immergono nell’atmosfera creata dal film.

Il documentario approfondisce sulle forme di resistenza alla modernizzazione nelle zone rurali del Messico, ritraendo la diversità delle popolazioni indigene e di discendenza africana del Paese.

Il primo documentario di Helmut Dosantos come produttore —Tony Diver, di Ascanio Petrini (prodotto insieme a Dugong Films)— è stato presentato in anteprima nel 2019 alla Settimana della Critica del Festival di Venezia. È anche coproduttore di Noche De Fuego di Tatiana Huezo (Cannes, Un certain Regard, 2021) e produttore esecutivo di Atlantide di Yuri Ancarani (Venezia, Orizzonti, 2021). Dioses de México è il suo primo documentario lungometraggio come regista.

Un’immagine tratta dal documentario

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