Ore 15.45 – Intervistato dal quotidiano El Economista, Luis Felipe Munguía, presidente della Commissione nazionale dei salari minimi (Conasami), ha affermato che —in base a un’analisi effettuata dalla Direzione tecnica dell’organizzazione— per il 2024 l’aumento dovrebbe essere superiore al 15%.
Il funzionario presenterà, nel corso degli incontri tripartiti che si terranno nelle prossime settimane, una tesi precisa: gli aumenti approvati e attuati tra il 2019 e il 2022 hanno ridotto del 23,7% il numero di persone in stato di scarsità di risorse, secondo il rapporto L’impatto del salario minimo sulla povertà, pubblicato pochi giorni fa.
Nel 2018, quando si è insediato il governo guidato dal presidente López Obrador, il salario minimo per l’intero Paese era di 88,36 pesos al giorno. Nei tre decenni precedenti aveva perso il 75% del suo potere d’acquisto, poiché gli aumenti erano stati inferiori all’inflazione.
L’attuale amministrazione ha cercato di elevarne il valore almeno al di sopra della soglia di povertà del reddito e ha creato la zona franca del confine settentrionale (ZLFN), dove la remunerazione minima è stata raddoppiata «come parte di una strategia di sviluppo regionale e di freno alla migrazione», si legge nel documento.
Da allora, ogni anno il Consiglio dei Rappresentanti della Conasami —composto dai settori governo, lavoro e imprese— ha approvato un aumento dopo l’altro. Nel 2023, il salario minimo ha raggiunto 207,44 pesos al giorno (circa 11 euro) per la maggior parte del Paese e 312,41 pesos (circa 16,50 euro) per la ZLFN.
«Sto per ricevere i membri della Commissione dei salari minimi, perché entro dicembre decideremo l’entità dell’aumento», ha commentato mercoledì scorso il presidente López Obrador nel corso della sua conferenza stampa quotidiana. Ma si è limitato ad annunciare: «Sarà un aumento notevole».
La Confederazione dei datori di lavoro della Repubblica messicana (Coparmex) —un sindacato volontario che riunisce imprenditori di tutti i settori— ha già indicato che l’aumento da loro proposto sarà del 12,5%. Dall’altra parte, nel settore sindacale, alcune voci hanno chiesto «un aumento molto più elevato e parlano di cifre vicine al 25%», ha spiegato Munguía.
Sarà il Consiglio dei Rappresentanti «che ha il potere finale» a decidere a quanto ammonterà l’aumento. Ma, a differenza dell’anno scorso, quando i suoi membri erano 11, quest’anno saranno 12 e la metà dovranno essere donne, ha sottolineato il funzionario.
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