Con contributo italiano e messicano, fotografato il buco nero al centro della nostra galassia

Con contributo italiano, fotografato il buco nero al centro della Via Lattea

Ore 04.58 – È stato fotografato il buco nero al centro della nostra galassia, grazie alla collaborazione internazionale Event Horizon Telescope (Eht) e il contributo italiano dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf), l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn), l’Università Federico II di Napoli e l’Università di Cagliari.

Il Messico ha collaborato con il Large Millimeter Telescope (GTM) Alfonso Serrano, che si trova sul vulcano Sierra Negra, nello Stato di Puebla, e la presenza di 30 ricercatori dell’UNAM e dell’Istituto Nazionale di Astrofisica, Ottica ed Elettronica (INAOE).

L’immagine è la prova definitiva dell’esistenza di un corpo celeste con un campo gravitazionale così intenso da non lasciare sfuggire nemmeno la luce al centro della .

Pubblicato in dieci articoli su The Astrophysical Journal Letters, il risultato è stato annunciato in tutto il mondo a tre anni dalla prima foto di un buco nero, quello della galassia M87.

Anche in questo scatto storico, frutto del lavoro di più di 300 ricercatori di 80 istituti in tutto il mondo che insieme formano la Collaborazione Eht, il corpo non è visibile direttamente perché non emette luce: si vede uno spesso anello di gas brillante, delle dimensioni che avrebbe se fosse intorno alla Luna, che circonda una regione centrale scura chiamata ‘ombra’. L’anello è prodotto dalla luce distorta dalla potente gravità del buco nero, che ha una massa pari a quattro milioni di volte quella del Sole ed è distante dalla Terra 27.000 anni luce, in direzione della costellazione del Sagittario.

Sebbene i due buchi neri sembrino molto simili, quello della Via Lattea è oltre mille volte più piccolo e meno massiccio rispetto a quello di M87.

La foto è stata ottenuta grazie a una rete di otto radiotelescopi che funzionano all’unisono, come fossero un unico strumento grande quanto la Terra, puntati verso il cuore della galassia per diverse notti nell’aprile 2017, raccogliendo dati per molte ore di seguito, in modo simile a quando si fa una lunga esposizione con una macchina fotografica.

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